“possano i viaggiatori trovare la felicità ovunque vadano”, Dalai Lama
Attenzione: questo articolo contiene spoiler.
Chi non è rimasto affascinato del film Sette anni in Tibet? Inspirato da un libro autobiografico, ha per protagonista Brad Pitt nelle vesti di un alpinista di nome Heinrich, bravo ma al contempo individualista e troppo sicuro di se. Il regista è Jean Jacques Annaud. Sette anni in Tibet è un film che attraverso la storia di questo avventuriero rimasto intrappolato tra India e Tibet all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, mostra le vicissitudini di un Tibet pacifico e profondamente spirituale soggetto alla violenta occupazione cinese.
Ci sono moltissimi spunti legati alla sopravvivenza. Spunti che vanno dalla sfera della psicologia del survival fino ad attività molto pratiche.
Entriamo subito nel dettaglio. Nel momento in cui il protagonista scivola lungo le pendici del Nanga Parbat, una delle vette più alte del mondo, non riesce a bloccarsi con la piccozza e si ferisce ad una gamba. Grave è il suo comportamento di nascondere le sue reali condizioni fisiche. Addirittura, nonostante la menomazione, raggiunti gli altri del gruppo dice con arroganza “Conduco io (la cordata, ndr)”. Più avanti, nel momento in cui il suo amico e capo spedizione scivola a sua volta, lui è costretto a tenere con tutte le sue forze la corda mentre la ferita, che aveva tenuto nascosta, per poco non condanna entrambi a precipitare nel vuoto.
E’ regola fondamentale della sopravvivenza di gruppo che i membri conoscano le condizioni fisiche e psicologiche degli altri per poter valutare coscientemente le varie situazioni. Ad esempio, se vai in viaggio ed hai con te farmaci salvavita a causa di particolari patologie, i compagni di viaggio, o almeno il capo gruppo, dovrebbero esserne informati per poter agire nel momento e nel modo opportuno.
Inoltre, il rispetto dei ruoli del gruppo è fondamentale per riuscire a cavarsela in situazioni di pericolo. Il protagonista, invece, contesta in continuazione e pubblicamente le decisioni del capo spedizione specialmente quando decide di annullare la spedizione a causa delle avverse condizioni climatiche che vedono il loro accampamento distrutto da una valanga.
Poi, iniziata la guerra, il nostro protagonista viene chiuso in un campo di prigionia dove, non riuscendo a fuggire, disperato si lancia con tutta la forza più e più volte contro il filo spinato delle recinzioni. Ti sei mai graffiato con il filo spinato? Personalmente lo ritengo uno dei pericoli principali nei nostri boschi. In Italia, infatti, ce ne sono centinaia di chilometri stesi in passato sia per le guerre mondiali ma soprattutto dagli allevatori. Ora giacciono arrugginiti e mimetizzati tra foglie e cespugli. Ricorda che una ferita profonda con una cosa del genere può veramente mettere a rischio la tua vita se non prendi urgenti provvedimenti.
In un’altra scena di Sette anni in Tibet, preso dai morsi della fame, ruba del cibo e, senza cuocerlo, lo consuma scontando poi gravi disagi intestinali. Questi problemi sono estremamente debilitanti e senza le dovute precauzioni possono avere conseguenze anche molto gravi. Ricorda, la cottura del cibo e la bollitura dell’acqua sono fondamentali in sopravvivenza.
Durante la marcia, al suo amico gli si congelano le dita del piede. E’ un problema che accade con relativa facilità a bassissime temperature perché le estremità corporee, soprattutto le dita, non riescono ad essere adeguatamente irrorate dal sangue. Non agire in modo tempestivo può avere conseguenze anche gravi. Ancora più seria è l’ipotermia che è il complessivo abbassamento della temperatura di tutto il corpo. Se non trattata rapidamente porta alla conseguente morte per assideramento come succede, sempre nel film, al loro cavallo.
Una splendida e divertente scena è quella in cui i due avventurieri si uniscono alla carovana diretta alla città santa di Lhasa, residenza del Dalai Lama, insistendo che hanno un permesso speciale su una pergamena. Approfittando della non istruzione della persone della carovana, mostrano il foglio delle istruzioni del kit di primo soccorso come se fosse la speciale pergamena. In questo modo, per loro fortuna, riescono ad avere finalmente una meta certa ed in qualche modo la sicurezza di un gruppo con cui condividere il viaggio.
Una breve ed interessante nota tecnica è l’imbragatura che il protagonista usa per mostrare come si discende una parete.
Si tratta di un imbrago realizzato con una semplice corda. Una tecnica analoga e di facile realizzazione è riportata sul Manuale “Dati per Vivi” della FISSS e sul libro “Surviving” (Maolucci e Salsa, edito dalla Hoepli)
Questo bellissimo film mostra l’evoluzione di uno scalatore giovane, forte e indisciplinato che, attraverso dure esperienze, riesce a raggiungere una maturità e spiritualità profonda. Heinrich, grazie al contatto con la Natura riuscirà alla fine ad apprezzare la montagna non solo in quanto terreno di sfida, ma soprattutto per la sua assoluta bellezza e semplicità.
Citazione dal film: “possano i viaggiatori trovare la felicità ovunque vadano”, Dalai Lama
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