Se ti aggredisce un orso la tua vita potrebbe essere in pericolo. Quasi sempre, però, te la cavi giusto con uno spavento o con qualche graffio, come accaduto all’uomo di 33 anni che andava per funghi qualche giorno fa nel Bleggio Superiore, in Trentino. Qualcuno ha scritto che l’orso ha addirittura usato la “tecnica anomala dell’agguato”, sentendo questo termine chissà da chi. Decisamente per il lettore poco informato fa molta impressione immaginare di essere “braccati“ da un gigantesco orso così come nel film “L’urlo dell’odio” con Anthony Hopkins. Ma un conto è il mondo dei film e un conto è la realtà.
Di sicuro non c’è stato nessun “agguato” e nessuna azione premeditata da parte dell’orso. L’uomo ha raccontato che si è sentito spinto alle spalle e ha sentito un forte peso (l’animale che gli era sopra). Ha capito che si trattava di un orso ed è rimasto immobile, sdraiato a terra con il volto coperto così come prescrivono tutte le raccomandazioni. Ha fatto senz’altro un ottimo lavoro e a quel punto il plantigrado ha capito che l’uomo non era una minaccia e si dileguato. I segni riportati non hanno richiesto neanche il ricovero in ospedale.
Tutto questo denota che animale non voleva mangiarsi nessuno con il suo “agguato” ma era senz’altro spaventato e il fatto che abbia aggredito alle spalle dimostra che temeva la reazione dell’uomo.
Chiunque potrà poi riamarci una “storia” sopra, improvvisandosi etologo esperto di una natura ostile e infida. Qualcun altro potrebbe anche immedesimarsi in una natura amorevole e benevola e scrivere che l’orso in realtà ha salvato la vita all’uomo spingendolo via perché stava per raccogliere un fungo velenoso. Tutto si può romanzare quanto si vuole perché le persone amano leggere “storie”.
Il problema è che si è perso completamente il senso profondo e ampio di “Natura”, inteso come quel ciclo che sostiene ogni equilibrio della nostra vita, degradandolo nell’immaginario (sempre più collettivo) solo a quel “luogo” che ci vorrebbe vedere tutti morti.
E’ il momento di tornare a leggere il mondo per ciò che è e non per quello che ci raccontano.
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